Effettuare la migrazione di un sito è un’operazione estremamente delicata. Gli aspetti da considerare sono molteplici ma, in quest’articolo, analizzeremo nello specifico le implicazioni che la migrazione di un sito web può avere sulla SEO.
È importante chiarire questi aspetti perché quando ci si ritrova a migrare un sito web, spesso, non si tiene conto della SEO e non si considera che, nel tempo, il sito può aver acquisito un notevole posizionamento organico sui motori di ricerca.
Non prestare attenzione alla SEO, può causare perdite di traffico e gravi danni al vostro sito. Quindi, se vi troverete nella condizione di dover migrare il sito e cambiare nome a dominio o architettura, bisognerà procedere ad una migrazione in ottica SEO per preservare posizionamenti e authority del sito.
La migrazione seo, consiste nell’effettuare una serie di analisi e attività finalizzate a trasferire il sito web, valorizzando (e non danneggiando) i posizionamenti organici su GOOGLE ottenuti fino a quel momento.
Entriamo quindi nel dettaglio e vediamo come effettuare la migrazione SEO.
Migrazione Sito Web: cosa significa migrare un sito
Già dal termine è facilmente intuibile cosa significa migrare un sito web, in sostanza spostare i contenuti da una parte all’altra, cercando di fare in modo che nulla vada perso e che tutto rimanga al proprio posto.
Ma non lasciatevi ingannare, questa è un’attività aperta a varie interpretazioni a seconda del campo in cui si opera, e che può avere diverse sfaccettature a seconda della motivazione che vi spinge a intraprenderla.
Ad esempio, per i consulenti SEO, la migrazione è l’evento in cui vengono apportate modifiche sostanziali alla struttura del sito che possono influire sulla visibilità dello stesso nei motori di ricerca. Per sviluppatori e web designer, la migrazione di un sito web viene vista più dal un punto di vista estetico e dell’usabilità.
In definitiva però, tutti i punti di vista sono necessari e portano a raggiungere un risultato finale di qualità, ovvero la creazione di un nuovo sito usabile, veloce, ben posizionato e con un ottimo web design.
Se vogliamo fare un esempio pratico, possiamo dire che migrare un sito è come cambiare la sede di un’attività fisica. Immaginate di dover spostare il vostro negozio da una sede ad un’altra. Adotterete una serie di accorgimenti per informare la vostra clientela che da quel giorno in poi non sarete più reperibili a quell’indirizzo ma altrove, per non disperdere i clienti e continuare normalmente l’attività. Migrare un sito web è la medesima situazione, con l’unica differenza che il trasferimento non viene effettuato in un luogo fisico ma virtuale.
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Perché effettuare la migrazione di un sito web?
Nell’esplicitare il perché a volte è necessario migrare un sito web, possiamo identificare una serie di casistiche classificate in base all’obiettivo che si vuole raggiungere e al livello di difficoltà dell’operazione.
Di seguito l’elenco dei casi più comuni in cui viene effettuata la migrazione di un sito:
1 Modifica alla struttura degli URL
Il caso tipico e più comune in cui è necessariomigrare un sito è la modifica alla struttura degli URL, un fattore che ha una certa rilevanza in termini SEO e che, se ben gestito, agevola la scansione da parte dei crawler dei motori di ricerca.
Questi ultimi premieranno una struttura chiara e comprensibile per gli utenti, snella e SEO friendly. Quindi, se in fase di sviluppo del sito questo aspetto non è stato curato a dovere, potrebbe essere utile valutare di intervenire a posteriori.
Per fare un esempio pratico, questo è l’URL di un e-commerce che potrebbe essere migliorato:
-
https://www.ecommercedicosmetici.it/categoria01/cosmesi-con-aloe-vera/aloe-vera
Contiene la base URL “categoria01” e la parola chiave “aloe vera” è ripetuta. Potrebbe diventare:
- https://www.ecommercedicosmetici.it/cosmesi/aloe-vera
2 Unione di contenuti o di interi siti web
Un altro motivo per effettuare una migrazione può essere la necessità di unire alcune pagine del tuo sito che trattano lo stesso tema e sono ottimizzate per la stessa parola chiave o per parole chiave molto simili.
Questa situazione è assolutamente da evitare, in quanto, può generare il fenomeno della “cannibalizzazione”, ossia ciò che accade quando il tuo sito da segnali poco coerenti a Google o agli altri search engine che, a causa di questa sovrapposizione di contenuti, non comprenderanno esattamente quale delle pagine posizionare, finendo per penalizzare entrambe.
Situazione simile, ma più complessa, è il caso in cui fosse necessario unire più siti web in uno solo, ad esempio dopo una fusione tra aziende, oppure perché stai passando da una strategia multi-dominio a una strategia a dominio singolo.
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3 Ristrutturazione del sito e della sua architettura
Per ragioni legate all’usabilità del sito, in particolare negli e-commerce, una situazione che richiede una massiccia migrazione di pagine web è la ristrutturazione dell’architettura di un sito.
Può riguardare la modifica delle categorie commerciali, l’assegnazione dei prodotti o degli articoli di un blog a categorie differenti rispetto all’attuale, o più in generale una riorganizzazione della navigazione che dia maggiore senso logico al sito.
4 Passaggio da protocollo HTTP a HTTPS
Questo è il caso, ormai raro, di passaggio dal protocollo HTTP a una connessione protetta da protocollo HTTPS (HyperText Transfer Protocol Secure) che garantisce la trasmissione di dati client/server in maniera sicura grazie ai certificati SSL.
5 Cambio piattaforma CMS
I CMS (Content Management System) sono software che facilitano lo sviluppo e la gestione dei siti web. Ci sono situazioni in cui potrebbe essere necessario migrare il sito da un CMS a un altro per ottenere migliori performance o maggior semplicità nella gestione.
La situazione più comune, nel caso dei blog ad esempio, è la migrazione verso WordPress partendo da altri CMS come Joomla, Drupal.
6 Cambio di dominio o di TLD
Un caso molto particolare di migrazione di un sito web e di modifica sostanziale della struttura degli URL è il cambio di dominio o estensione (TLD).
Questo può essere necessario a seguito di un rebranding dell’azienda o al cambio di strategia legata alla presenza geografica passando da un dominio nazionale (es. .it) a un dominio di primo livello generico (es. .com/it).
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Esiste il momento giusto per migrare un sito web?
Oltre a chiedersi il perché effettuare la migrazione di un sito, un’altra domanda lecita da porsi è quando fare questo trasferimento. Esiste il momento ideale per migrare un sito web?
Una risposta univoca non c’è, dipende dal tipo di attività. È chiaro che è sempre bene evitare grandi stravolgimenti al sito nei periodi in cui il sito stesso vive un momento di maggiore richiesta dovuta al periodo, come nel caso di attività soggette a stagionalità.
Ad esempio, se gestisci un e-commerce di alberi di Natale, puoi migrare il sito nei primi mesi dell’anno, in questo modo è possibile mitigare gli eventuali effetti negativi del trasferimento e destinare maggiore potenza del server all’aggiornamento dell’indice.
Migrazione SEO Friendly: gli step per evitare di perdere posizionamento
Qualsiasi sia il fattore che spinga verso la migrazione del sito, l’operazione deve essere attentamente valutata. Va creata una tabella minacce/opportunità che metta in relazione i (quasi certi) effetti negativi che produrrà nell’immediato con i benefici a medio-lungo termine.
Se non hai alternative, con l’uso attento dei redirect, devi comunicare ai motori di ricerca come associare i vecchi URL ai nuovi, facendo il possibile affinché non vada perso link juice nel trasferimento.
Adesso che hai ben chiaro il concetto e sai cosa significa reindirizzare un sito web, definiamo una serie di attività per abilitare una migrazione SEO friendly, dividendole in 3 macro-fasi:
- pre-migrazione;
- migrazione;
- post-migrazione.
Partiamo con la procedura corretta.
Fase 1: Pre-migrazione
Questa è la fase preparatoria della migrazione, di seguito le attività da svolgere in questo momento:
Effettuare una mappatura dettagliata dei contenuti del vecchio sito
Esegui un crawling completo del vecchio sito, lasciati aiutare da plugin o software che mappano pagine, landing page statiche e immagini (es. Screaming Frog).
Dopodiché salva in Excel ogni contenuto risultante da questa scansione, includendo anche i meta-dati e prestando maggiore attenzione alle pagine che ottengono più visite.
Correggere eventuali errori interni
Individua eventuali link interni rotti (404) o che indirizzano a pagine reindirizzate in modo permanente (301) e sostituiscili con i link che rimandano alle pagine corrette.
Scaricare l’elenco dei backlink che puntano al vecchio sito
Tramite tool che agevolano le attività SEO come Ahrefs, Google Search Console e SEMRush, puoi scaricare tutti i link che puntano verso il vecchio sito, ovvero i backlink in ingresso.
Anche in questo caso, laddove rilevassi errori nei backlink, ossia link che puntano verso pagine che non esistono più o che sono state reindirizzate, se possibile contatta il proprietario del sito o dei siti in questione per correggere tali errori.
Qualora questo non fosse possibile, assicurati almeno che gli eventuali backlink rotti reindirizzino verso la pagina più pertinente nel nuovo sito. In questo modo conserverai il valore di ogni backlink in ingresso, uno dei principali fattori di posizionamento.
Una volta terminato salva questo elenco, sarà utile in una fase successiva.
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Aggiornare e inviare la sitemap.xml
A questo punto puoi creare la nuova sitemap. Fai attenzione a non includere pagine duplicate, ma solo URL canonici, successivamente invierai questa nuova mappa a Google tramite Search Console.
Aggiornare il file Robots.txt
Come per la sitemap, devi anche aggiornare il file robot.txt, assicurandoti di non dare indicazioni errate ai motori di ricerca bloccando risorse utili (CSS e JS) a ricostruire esattamente ogni elemento delle pagine web.
Generare i redirect per ogni contenuto (one-to-one)
Ora puoi procedere alla creazione dei redirect lato server dai vecchi contenuti ai nuovi (pagine, immagini, landing pages).
È necessaria la modalità one-to-one, che si differenzia dalla modalità many-to-one perché ogni contenuto “vecchio” deve essere reindirizzato a un nuovo contenuto in maniera univoca.
Nel caso non esistesse una pagina controparte, consiglio di linkare alla pagina semanticamente più vicina oppure alla pagina di categoria.
Fare un backup di file e database
Se qualcosa dovesse andare storto, un backup completo di file e database ti permetterebbe di fare un rollback rapido. In questo modo potrai operare in tutta tranquillità.
Fase 2: Migrazione vera e propria
É il momento del go-live: questa è la fase di migrazione del sito vera e propria. Scegli un giorno e un’ora in cui generalmente il traffico è più basso, ad esempio durante il week end o di notte, ed esegui le seguenti operazioni.
Mettere online il sito nuovo e aggiornare il DNS
Carica i file del nuovo sito sul server (ed eventualmente il nuovo database) e rendi attivo il nuovo sito web. Se resti con lo stesso dominio sposta il puntamento DNS verso il nuovo IP tramite il pannello di controllo del dominio.
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Aumentare il TTL dei record DNS
Ogni volta che aggiorni i registri DNS possono essere necessarie anche 48 ore affinché tutte le modifiche si propaghino nel web. Molti aspetti influenzano il tempo di propagazione, inclusi TTL (Time To Live), ISP (Internet Service Provider) e registro di dominio. Impostando il TTL su un intervallo più breve, la propagazione diventa più rapida.
Effettuare una mappatura dettagliata del nuovo sito
Come fatto per il vecchio sito in fase di pre-migrazione, effettua una scansione di tutti i contenuti del nuovo per controllare che sia tutto ok ed eventualmente correggi errori con codice 300, 400 e 500.
Collegare il nuovo dominio a Search Console
A questo punto puoi rivendicare il nuovo dominio su Google Search Console tramite DNS, in modo da comprendere tutti i suoi sottodomini: www, not-www e http e https. Nel caso in cui vuoi limitare i dati ad una singola sezione del sito, puoi creare una proprietà del prefisso url, come ad esempio miosito.it/blog.
Aggiornare e inviare la sitemap.xml e aggiornare il file Robots.txt
Anche in questo caso, effettua le stesse operazioni legate a sitemap.xml e file Robots.txt fatte in pre-migrazione per il vecchio sito.
Attivare e verificare i redirect
Utilizza il database generato nella prima fase della pre-migrazione, trasformandolo in regole per il web server e attiva la funzione di redirect. In questa operazione un plugin per migrare sito WordPress consigliato è Redirection.
Impostare una pagina 404
Verifica che il server ad ogni richiesta di pagina inesistente risponda con uno status code 404 e non con status code 200 o con altri redirect.
Installare gli strumenti di Analytics (analisi)
Assicurati di installare Google Analytics, Google Tag Manager ed eventuali Pixel necessari per monitorare tutto ciò che accade sul tuo sito, e poter prendere decisioni data driven per ogni snodo strategico.
Fase 3: Post-migrazione
Questa è la fase di SEO check a seguito del trasferimento per monitorare lo stato di salute e l’indicizzazione del nuovo sito.
Ecco le azioni da intraprendere:
Aggiornare i link in ingresso
Nonostante siano stati impostati i redirect, è utile procedere al cambio manuale di quanti più link in entrata possibile, ad esempio partendo dai backlink presenti su social e directory, facendo maggiore attenzione ai siti con un trust maggiore, per i quali sarebbe consigliabile contattare il webmaster per effettuare la modifica.
Effettuare un’ulteriore scansione del sito e monitorare i principali KPI
Fai nuovamente un crawling del nuovo sito (mediante Screaming Frog) per ottenere un quadro dettagliato dell’ottimizzazione SEO, ad esempio Title, Meta Description, Headings, ma anche errori interni alle pagine da correggere. Qualche errore può essere scappato.
Dopodiché analizza quotidianamente i dati di traffico organico, il ranking delle parole chiave più rilevanti, i backlink e le pagine indicizzate.
Dopo una migrazione potresti riscontrare qualcosa che non va, quindi è bene monitorare costantemente.
Lascia che un esperto SEO ti supporti nella migrazione
Nonostante tu abbia seguito correttamente tutti i passaggi della migrazione SEO fin qui descritti, potresti verificare un calo di visite nei giorni / settimane successive.
Non allarmarti! C’è sempre una fase di assestamento, poiché i BOT dei motori di ricerca necessitano di tempo per elaborare tutti i contenuti del nuovo sito.
Fin qui abbiamo fornito tutti i dettagli da curare durante un processo di migrazione SEO friendly di un sito web. Queste operazioni possono richiedere diverse giornate di lavoro e, in genere, richiedono dell’intervento di più professionisti e di un esperto SEO che coordina ed effettua alcune operazioni.
Di conseguenza, se non sei più che sicuro di quello che stai facendo, esternalizza l’operazione e non guardare al costo migrazione sito web come una spesa ma come un investimento per mettere al sicuro il tuo sito web da cali di traffico e perdite irreparabili di fatturato.
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